Glauco Benigni / 29.4.2013
Come vi sentireste se gli azionisti della vostra Company vi ritenessero responsabili di 280-300 miliardi di dollari Usa volatilizzati a Nasdaq? ( si tratta di 3 manovre dell’ex Governo Monti!) E se qualcuno vi dicesse ? “ Caro, il titolo a settembre 2012 valeva 700 dollari per azione e il 19 aprile 2013 siamo stati comprati e venduti a 387. Fate qualcosa. Otto mesi fa la nostra capitalizzazione era 660 miliardi di dollari, eravamo la seconda Multinazionale del Pianeta dopo la Exxon … che sta succedendo ? Fate qualcosa oppure … andatevene !”
Questa è più o meno la sensazione che stanno provando Mr. Tim Cook, Capo degli Executives e Mr. Peter Oppenheimer, Capo del Finanziario della Apple. Il 23 aprile il gruppo ha rivelato i dati del Secondo Trimestre fiscale 2013 : un 8% di crescita , OK; ma “solo” 43,6 miliardi incassati nel trimestre con un utile di circa 9,5 miliardi e quindi un calo rispetto agli 11,6 miliardi dello stesso trimestre 2012. Ha aggiunto a questi dati una “guidance” per il terzo trimestre del proprio anno fiscale in cui il fatturato potrebbe scendere fino a 33,5 miliardi di dollari. Allarme rosso! Assetto Zulu !
Il resoconto trimestrale ovviamente è molto complesso: più pieno di luci che di ombre. La Società di Cupertino incute ancora timore reverenziale. Nell’ultimo trimestre ha venduto 37,4 milioni di iPhone, più di 19 milioni di iPad e quasi 13 milioni di iPods (un prodotto che sta per celebrare il suo decennale). Per non parlare poi dei 4 milioni di consumatori che scelgono il vecchio caro computer Mac . A prima vista il problema non sembra dunque essere il Mercato degli acquirenti. Il problema vero è l’atteggiamento delle iene di Wall Street che azzannano indifferentemente Governi, popolazioni e aziende, non appena ti vedono in difficoltà.
“ Ti cala l’utile ? Anche se è la prima volta negli ultimi 10 anni ? Me ne frego … ti vendo alla velocità di un click “. Hai voglia a spiegargli che il 66% dei prodotti Apple vengono venduti off Usa e che il Mondo ama Apple. Hai voglia a fargli capire che il CEO Tim Cook punta alla Grande Cina ( Repubblica Popolare + Honk Kong + Taiwan) dove Apple cresce a 3 cifre l’anno e continua ad aprire negozi. ( Già 11.) Ti rispondono che : “ i Sudcoreani della Samsung offrono Galaxy S4, un terminale di pari prestazioni se non migliori … che Android conta 700.000 Apps ed è in costante aumento … che sta crescendo una stirpe di Draghi tra cui la cinese Huawei e la taiwanese Htc, considerata la miglior costruttrice di smart phones sul mercato mondiale. “
E’ dura ! Non si può nemmeno ricorrere alla genialità del Padre Fondatore, trapassato ormai dall’ottobre 2011. Non si può neanche competere con la sua immagine, con la sua eredità commercial-spirituale … è come essere orfani di Gandhi, di Osho. E’ morto il grande padre fondatore della Comunità Apple e la sensazione di essere “senza più padre” è forte.
La Tribù Apple è piena di esteti-consumatori, è orgogliosa di essere sempre all’avanguardia, i membri sono un gruppo tecno-antropologico che ha bisogno di distinguersi ma che, se percepisce dubbi sulla prossima innovazione, comincia a sentire il mal di pancia. Sarà per questo che, per la prima volta dal 2007, data di lancio dell’iPhone, il numero di possessori che dichiarano di voler acquistare la prossima versione è in diminuzione. Ecco il dato che preoccupa Wall Street, la disaffezione latente! Nel 2011 gli Apple people festosamente dichiaravano che l’88% di loro avrebbe ricomprato il nuovo modello a occhi chiusi. Oggi quell’88% è sceso al 75% . Ecco il peccato mortale al quale i Grandi Sacerdoti del denaro non vogliono concedere l’assoluzione. Ma perchè ? Perchè quel 25% di “non certi”, quel quarto ballerino dell’intero parco utenti Apple, se si sposta genererebbe un terremoto di denaro, una imponente frana di dollari che, dicono le iene di Wall Street, “meglio prevenire che curare” . Quindi : “Go short ! Vendi !”
Ovviamente gli analisti raffinati la raccontano in modo più barocco. Il nodo da sciogliere secondo loro è: “ Apple è una hardware company o una software-hardware company ibrida?” In sostanza : è una società che ti vende una cosa e poi aspetta che la consumi per vendertene un’altra oppure ti continua a vendere software, application, musica, films, etc… grazie a quella roba hardware che ti ha venduto ? La distinzione conta. (A grandi linee è un po’ come le Case costruttrici di automobili e le società petrolifere.) Perchè, se il primo aspetto è dominante, Apple rischia troppo pesantemente il cambio di gusto dei consumatori (qui vale la lezione del BlackBerry). Se invece il bipolo hardware-software funziona, la Società potrebbe riacquisire valore offrendo prodotti e servizi simili a quelli di Amazon e NetApp.
I responsabili della Apple, al momento della presentazione del rapporto trimestrale, hanno glissato sull’argomento.
In ogni caso la tribù dei clienti Apple ha caratteristiche diverse dagli altri. I suoi membri spesso procedono ad aggiornamento / riacquisto del loro device annualmente, cioè molto più frequentemente del ciclo quadriennale che riguarda gli altri costruttori di hardware. Il sistema operativo e il software di iTunes è più “ubiquo” di altri. Apple ha 500 milioni di clienti nel suo AppStore che hanno già registrato i dati delle loro Credit cards e quindi le risulta più facile aggiornarli a pagamento con nuovi servizi . Da iTunes Apple ha ricavato 3.7 miliardi nell’ultimo trimestre. Non è male, però è “solo” il 7% del ricavo totale. Se il parco buoi dell’hardware migra, il parco buoi del software non sostiene abbastanza.
In febbraio Mr Cook aveva detto al riguardo : “ Non siamo solo una hardware company, abbiamo altri modi per fare denaro e remunerare i nostri azionisti “ e aveva iniziato una seria azione di lobbismo per convincere le iene di Wall Street . Purtroppo per lui ci sono esempi “classici” ai quali analisti e investitori continuano a far riferimento. La Sony Corp. per esempio perse la sua supremazia nel mercato, guarda caso a favore di Apple, quando il Walkman non riusci’ a competere con iTunes e iPod . Adesso qualcuno ipotizza che Google possa infliggere la stessa lezione a Apple grazie ai servizi online. Insomma: Apple resta una tripla A nell’hardware ma nell’area servizi software perde la leadership e cala molto nelle valutazioni .
La miccia è inesorabilmente accesa, la bomba potrebbe scattare entro sei mesi.
Alcuni altri elementi di riflessione. La tribù idolatra il proprio Apple device ma l’offerta di servizi a basso costo che utilizzano altri hardware gioca contro gli orfani di Steve Jobs. In Cina la società è stata accusata di gestire in modo “arrogante” l’assistenza e le garanzie dopo la vendita; e anche in Francia, il ministro dell’economia digitale Fleur Pellerin le ha puntato il dito contro per aver rimosso unilateralmente AppGratis da uno store in cui figurava, tra gli investitori, anche France Telecom. Cresce anche il contrasto tra Apple e gli operatori telefonici, i quali, dopo aver avidamente incassato i profitti del traffico derivato dal boom di smartphones a tablets, si lamentano oggi delle pratiche commerciali e promozionali imposte dagli uomini di Cupertino. Qui emerge un altro aspetto del problema : la brevità dei cicli di consumo. Per gli operatori telefonici la fedeltà nei costruttori non esiste. Chiunque porti nuovi consumatori diventa il loro referente privilegiato.
Comunque Tim Cook e Peter Oppenheimer non vogliono continuare ad apparire come pugili suonati e una reazione l’hanno messa in campo. Si chiama iWatch ed è la risposta ai Google Glass. La Mela sta preparando un orologio intelligente, basato sul sistema operativo iOs, costruito dalla Corning Glass, la stessa società che realizza il vetro dell’iPhone con materiali in grado di aderire perfettamente al polso dell’utente .
L’iWatch , secondo le indiscrezioni, avrà un display da 1,5 pollici e OVVIAMENTE sarà in grado di collegarsi a ogni altro dispositivo della famiglia Apple tramite Blutooth. Immaginiamo dunque che sul display iWatch si potranno avere alert di telefonate in arrivo, si potranno leggere sms , consultare mappe (troppo piccole?), monitorare i bioritmi e interfacciarsi con Siri .
Quest’ultimo è un sistema che consente di usare la voce per richiedere ricerche, comprare biglietti, aggiornare il proprio status su Facebook, spedire messaggi, gestire l’agenda, trovare canzoni e altre attività senza toccare schermi né digitare su tastiere.
Quindi la gara all’ultimo bitstream tra Apple e Google è in corso. Il traguardo dello scaffale per gli occhiali Google è fissato nel 2014 , l’iWatch dovrebbe essere pronto anch’esso. Ve lo immaginate il digital kid di Shangai o di Boston o di Siracusa con gli occhiali Google e l’orologio Apple al polso? Chi lo ferma più.
100 miliardi di dollari da restituire agli azionisti entro la fine del 2015
E’ la più grande singola autorizzazione al riacquisto azionario nella Storia
CUPERTINO, California – Il CdA di Apple ha annunciato il 23.4.2013 l’autorizzazione a un aumento significativo al programma della Società di restituzione del capitale agli azionisti. La Società prevede di utilizzare un totale di 100 miliardi di dollari di liquidità nell’ambito di questo esteso programma entro la fine dell’anno solare 2015. Questo rappresenta un aumento di 55 miliardi di dollari rispetto al programma annunciato lo scorso anno e si traduce in un tasso medio di 30 miliardi di dollari l’anno a partire dal momento del primo pagamento dei dividendi nell’agosto 2012 fino al dicembre 2015.
Come parte di questo programma, il Consiglio ha aumentato l’autorizzazione al riacquisto delle proprie azioni a 60 miliardi di dollari dal livello dei 10 miliardi di dollari annunciato lo scorso anno. IL programma dovrebbe essere eseguito entro la fine dell’anno solare 2015. Apple si aspetta anche di utilizzare circa 1 miliardo di dollari all’anno per il net share settlement delle RSU (restricted stock units) alla data del vesting.
Come parte di questo programma, il Consiglio ha aumentato l’autorizzazione al riacquisto delle proprie azioni a 60 miliardi di dollari dal livello dei 10 miliardi di dollari annunciato lo scorso anno. IL programma dovrebbe essere eseguito entro la fine dell’anno solare 2015. Apple si aspetta anche di utilizzare circa 1 miliardo di dollari all’anno per il net share settlement delle RSU (restricted stock units) alla data del vesting.