Istanbul – Si è chiuso ieri il 9° IGF – Internet Governance Forum .

” Qui non si compra , non si vende (consenso) e non si prendono decisioni ! “. Ecco il mantra che risuonava spesso nei corridoi e nei saloni del Centro Congressi Lufti Kirdar dove, nel corso delle 4 giornate, sono transitati circa 3.000 addetti ai lavori digitali, in arrivo da 100 nazioni. “Qui si produce dialogo !” E in effetti il titolo più appropriato sarebbe stato : “Forum sul Dialogo che riguarda la Governance”. In ogni caso non bisogna sottovalutare : il mantenimento del dialogo su una questione rilevante quale il WEB è molto importante. Se il dialogo fosse interrotto, Internet rischierebbe immediatamente la frammentazione, come del resto è stato ventilato nella sessione plenaria dal rappresentante russo : un web cinese, un web russo, un web arabo non sono da escludere. E il mondo, che spera e tenta faticosamente di diventare Uno, tornerebbe ad essere un puzzle non componibile. Pertanto qui ogni parola era pesata , tradotta , interpretata e reinterpretata . Un esempio ? Il Forum non potrà essere definito “permanente”, non ostante l’appuntamento si ripeta ormai da 9 anni e non ostante sarà probabilmente ripetuto per altri 5 anni . L’aggettivo da usare è : “continuativo” , perchè se fosse “permanente” la sua competenza esclusiva sarebbe del Segretario Generale delle Nazioni Unite e non, invece, affidata com’è, di volta in volta a Governi ospitanti e a diverse Istituzioni Internazionali, tra le quali primeggiano la ITU – International Telecommunication Union e la UN DESA – Dpt. of Economic and Social Affairs, ovvero Agenzie delle Nazioni Unite.


Dicevamo : le parole e le lingue. L’IGF è il più complesso tentativo di superare il gap di Babele, e non solo perchè ovviamente vede schierato un esercito di traduttori (l’italiano purtroppo non viene considerato) ma soprattutto perchè il “web globish” , l’inglese globalizzato con cui si definiscono i nuovi lemmi dell’era digitale, è quasi sempre un guazzabuglio di significati che hanno sapore diverso al variare dell’angolo di osservazione. Tra queste parole primeggia, per esempio, “net neutrality”, una bandiera dell’eguaglianza, un concetto che risale ormai al 2002 ( Tim Wu , oggi docente presso la Columbia LawSchool di NY), spiegato in seguito quale “esigenza di una regola chiara per evitare discriminazioni in Rete”. Non ostante tutti gli sforzi appare evidente, nel corso del Dialogo, che le “discriminazioni” possibili sono di molti diversi tipi, in quanto possono riguardare sia contenuti, che sistemi di trasporto segnali che modelli di business e dall’eventuale armonizzazione o meno di questa triade dipende la Norma . Ma tale armonizzazione riguarda interessi forti e spesso in contrasto, non solo per motivi politici ( i contenuti), ma anche per motivi tecnici (esigenze di gerarchia nelle reti) ed economici ( la ventilata Internet dei ricchi e dei poveri). Alla fine : o si tenta di imporre una norma sulla Neutralità e si rompe il dialogo o si mantiene il dialogo a discapito della neutralità. E purtroppo questa chiave di lettura vale anche per molti altri aspetti affrontati all’IGF (le diverse libertà, gli accessi, la sicurezza, etc…)

C’è poi (e soprattutto) il gioco dei ruoli finalizzato al mantenimento, da parte del Governo Usa e dei suoi alleati, della propria egemonia sulla Rete : IGF inteso quale esercizio di “sabotage control”. Nel gioco un ruolo importante lo svolgono anche: il Settore privato, che raccoglie gli interessi delle grandi corporation attive in rete; le Organizzazioni Intergovernative che fanno (spesso) l’ago della bilancia tra Governi e Società Civile e i Tecnocrati. Il bilanciamento delle loro posizioni è oggetto, anch’esso, come la net neutrality, di un nuovo concetto: “la teoria degli stakeholders” ( ovvero i soggetti, sia attivi che passivi, che hanno interessi nell’uso della Rete) . Anche l’applicazione di questa teoria, messa a punto da una ventina di anni, è cruciale per il futuro di Internet , ma non solo. E’ apparso evidente infatti, e i partecipanti “meno idealisti” al Forum ne sono ben consapevoli che, se si riesce ad armonizzare gli interessi degli stakeholders in Internet, gli esiti favorevoli , come tratti da un test in laboratorio, si possono riprodurre nella geopolitica . Ecco dunque un altro dei motivi per cui l’IGF sopravvive a se stesso non ostante non produca altro che Dialogo. Un dialogo utile a fotografare e preparare i cambiamenti. Che lo si voglia o no l’IGF è anche una sala chirurgica in cui si compie un’operazione a cuore aperto dopo gli infarti prodotti dalle azioni di Assange e Snowden. Anche se ovviamente assenti, uno asserragliato nell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra e l’altro ormai residente in Russia ufficialmente dal 1° agosto 2014, i due sono molto, molto presenti. Al punto che ieri , all’ultimo momento , nel corso di un anti IGF organizzato sempre a Istanbul dagli attivisti dissidenti turchi, è stato annunciato un collegamento live streaming con Snowden poi cancellato, poi sostituito con un collegamento con Assange. Il tutto sostenuto da una valanga di tweets. E’ la Rete ! E’ la Rete che si manifesta, nella sua nuova dimensione di spazio globalizzato e di tempo che tende a zero e che non consente, non ostante ogni sforzo istituzionale, la circoscrizione del Dialogo. La stessa Vicepresidente della Commissione Europea, nonchè responsabile dell’Agenda Digitale, l’olandese Neelie Kroes, non ha potuto fare a meno di recarsi all’antiforum dove si è giustamente lagnata delle posizioni assunte dal Governo turco, che nel suo ruolo di anfitrione voleva far passare affermazioni quali: “Internet patria di criminali, terroristi, spacciatori di droga e pedofili”. Una visione decisamente riduttiva e politically incorrect.

Torniamo al dopo Snowden: qui si è chiarito che una parte del Governo USA, dopo la figuraccia della sorveglianza di massa anche a discapito di Primi Ministri di Governi alleati, ha deciso di cominciare a “condividere” le proprie facoltà di controllo. Tali facoltà , alla sommità della piramide, coincidono con il ruolo storico svolto dall’ICANN e dalla IANA , due organizzazioni non profit “inventate” dal Ministero del Commercio USA per poter gestire la grande anagrafe del web , rilasciare i dominii, etc. Ebbene la discussione sulla transizione ora è avviata e dovrebbe concludersi nel settembre 2015 con il 10° IGF in Brasile . L’ICANN dovrà cedere le proprie facoltà normative ? OK . Ma la IANA cederà le proprie facoltà tecniche ? Ni ! E poi , in quale luogo della Terra si sposterà la nuova Autorità che si verrà a creare ? Tutto ciò era già stato oggetto di un estenuante braccio di ferro, condotto ovviamente in modo molto diplomatico, tra ITU ( Nazioni Unite) e Ministero del Commercio Usa . Oggi sembra prevalere la transizione . Ma chi finanzierà la nuova Autorità ? E qui fa capolino da dietro le quinte il Governo Svizzero che, guarda caso, ha già finanziato ampiamente gli IGF e che sogna di ospitare sul proprio territorio la nuova Autorità . Si sa comunque che le risorse non arrivano solo dal Governo Svizzero ma anche , a detta di alcuni lobbisti, inevitabilmente da zone del Settore Privato che hanno una concreta visione mercantile di ogni questione in ballottaggio. Nel dialogo Chi conterà di più ? I Governi e i loro Militari o i Mercanti per i quali una brutta pace è sempre meglio di ogni contrasto che ostacola il business ?

In questa scena l’Europa che ruolo ha svolto ? Ovviamente anche qui si registrano posizioni diverse, in ogni caso le rappresentanze inviate già dicono qualcosa . UK e Svezia appaiono allineate con gli Usa. I francesi hanno inviato uomini nominati al tempo di Sarkozy , gli spagnoli erano oggettivamente pochi. I tedeschi erano molto attivi. E gli Italiani ? La rappresentanza era un po’ esile non ostante si dica che il sottosegratario Antonello Giacomelli “ci tenga molto”. Renato Soru avrebbe adombrato un’ipotesi che riguarda la ricomposizione del rapporto futuro tra i Governi e l’ICANN .