Il Governo australiano sta progettando norme per far pagare alle piattaforme, come Google-Youtube e Facebook, i contenuti pubblicati dai giornali nazionali, trasformando un codice volontario in uno obbligatorio.
L’Australian Competition and Consumer Commission (ACCC) è stata incaricata di sviluppare un codice di condotta obbligatorio che sarà pubblicato a luglio e implementato “successivamente”.
Il codice è stato progettato per affrontare gli “squilibri di potere negoziale” tra le piattaforme digitali e le imprese di news media e riguarderà la condivisione dei dati, la classificazione e la visualizzazione dei contenuti delle notizie e la condivisione delle entrate generate dalla pubblicità inserita nelle notizie. Comprenderà misure di applicazione, sanzioni in caso di non conformità e meccanismi vincolanti di risoluzione delle controversie.
Già a dicembre, il Governo aveva avvertito che se non fosse arrivato un codice volontario, ne sarebbe stato introdotto uno obbligatorio. Ora, dice il tesoriere Josh Frydenberg, è il momento di fare la mossa. La proposta è richiedere ai Social Network il 10% dei loro guadagni realizzati su territorio australiano.
“Il settore dei media australiano era già sotto una notevole pressione, che ora è stata esacerbata da un forte calo delle entrate pubblicitarie trainate dal coronavirus”, dice in una dichiarazione congiunta con il Ministro delle comunicazioni, della sicurezza informatica e delle arti Paul Fletcher.
“Allo stesso tempo, mentre le discussioni tra le parti hanno avuto luogo, i progressi su un codice volontario sono stati limitati secondo i recenti consigli forniti dall’ACCC a seguito di una richiesta di aggiornamento da parte del governo. L’ACCC ritiene improbabile che si possa raggiungere un accordo volontario sulla questione chiave del pagamento dei contenuti”.
Facebook ha dichiarato di essere deluso dalla decisione, indicando il suo recente programma di sovvenzioni Covid-19 Community Network – un investimento di 100 milioni di dollari finalizzato a sostenere l’industria dell’informazione in tutto il mondo.
Se le regole saranno introdotte come previsto, l’Australia diventerà la prima nazione a mettere in pratica i pagamenti da piattaforma a editore, anche se molti altri hanno preso in considerazione o tentato di farlo.
In Francia, ad esempio, una direttiva simile è stata approvata l’anno scorso, ma Google ha evitato i pagamenti semplicemente non mostrando più i contenuti francesi. In Spagna, analogamente, Google News è stato chiuso dal 2014, quando sono stati ordinati i pagamenti agli editori. Resta da vedere se l’Australia avrà più successo.
In Italia gli Editori italiani dei grandi quotidiani non hanno mai voluto affrontare l’argomento pensando di poter ottenere chissà quale vantaggio adottando un attegiamento “liberale”, ma in realtà ossequioso, nei confronti dei Giganti del Web . Il risultato finale di questa “scelta” è stato il licenziamento di centinaia di giornalisti e l’appiattimento sulla visione da pensiero unico globalizzato. Oggi gli aderenti alla FIEG e i network Tv offrono spazi pubblicitari ad un costo ridicolo perchè i grandi inserzionisti hanno dirottato i loro budget sul web e in massima parte sui Social network dove gli stessi spazi costano molto meno.