Yahoo ammette che tre anni fa ignoti le hanno rubato 500 milioni di dati riguardanti i suoi utenti. Si può anche parlare di mezzo miliardo di “corpi digitali” che erano trattenuti in ostaggio nei suoi server e usati per chissà quali scopi. Non c’è da meravigliarsi.
Nonostante il teatrino sulla “difesa della privacy”, nessuno difende i nostri corpi digitali.
Tutti siamo incitati a costruirli e metterli a disposizione di ignoti.
Da qualche anno l’accesso a internet a banda larga è diventato un servizio indispensabile, come l’acqua, il gas, l’energia elettrica. Ormai prima di andare in vacanza o addirittura prima di andare al ristorante c’è qualcuno che chiede: “ma c’è l’ADSL … c’è il Wi-Fi”. E se la risposta è negativa commenta: “Eh no! È come non avere la toilette. Non vengo”.
Dovunque assistiamo al bizzarro spettacolo di umani intenti a osservare gli schermi dei loro smartphone, dei loro tablet, dei loro PC portatili, che spingono minuscoli tasti e si connettono alla rete. Ormai quasi ogni adolescente e ogni bambino è abbandonato dagli adulti al suo viaggio solitario nella rete.
In Asia, Africa, Sud America, centinaia di milioni di umani hanno accesso a quella che si chiamava la Cultura Generale grazie alla rete. Uomini e donne che non erano mai andati al cinema o non avevano mai visto la tv, oggi hanno il primo accesso al mondo esterno grazie alla digitalizzazione di massa.
È una manifestazione collettiva che per molti versi – nei casi migliori – esprime libertà: di scelta, di conoscenza, di espressione.
Ma la Libertà raccontata nel secolo scorso, quella Libertà per la quale molti sono morti, in realtà non esiste più. Bisogna cominciare a riflettere seriamente su questo: la Libertà in Rete è bivalente e ogni sua manifestazione rimanda al suo contrappasso, cioè al Controllo da parte di qualcuno. Ignoto.
Siamo tutti finiti in un enorme labirinto… ci muoviamo dentro il bipolo libertà-controllo senza averne una vera consapevolezza.
Più si cerca visibilità per aumentare la propria immagine – magari anche con finalità utili alla collettività – più si è esposti. Più si frequenta Google, Facebook, Twitter , YouTube, ecc… più si fanno telefonate, email, sms , ecc. ecc. … più ci si espone al bipolo libertà-controllo.
E inoltre… Il (cosiddetto) terrorismo ha giustificato il controllo di massa. Sappiamo che i motori di ricerca, tra cui appunto Yahoo e i Social Network DEVONO in ottemperanza alle leggi statunitensi, fornire i Big Data ai servizi di intelligence. Sappiamo che ogni conversazione telefonica può essere registrata. Di questo si è scritto e detto abbondantemente. E inutilmente.
Ciò che non conosciamo ancora è un aspetto rimasto in ombra: mentre usiamo i servizi digitali produciamo inconsapevolmente un alone di immagini e audio che vanno a costituire un Corpus molto diverso dal Corpo Fisico al quale eravamo abituati nel corso dei secoli. Un Corpus Digitale . Un cibercorpo.
Un Corpo in cui la soggettività individuale si scompone, e poi trapassa e sconfina in un’altra dimensione. Una dimensione in cui la Velocità, lo Spazio e il Tempo hanno consistenze diverse da quelle del mondo materico, una dimensione fatta di bytes e di dati che in qualche modo, non solo ci rappresentano ma… coincidono con noi. Quei dati siamo NOI.
Questo corpus digitale viene preso in ostaggio e affidato, a nostra insaputa, a qualcun altro: istituzioni, polizia, intelligence industriale, case farmaceutiche, agenzie di pubblicità, ecc… e tutti costoro dopo essersi appropriati del nostro Corpus Digitale, cominciano ad esercitare, grazie ad esso, un controllo reale sul nostro corpo fisico. Noi siamo tutti schedati, tracciati, targettizzati, orientati verso stili di vita che fanno comodo solo ai Padroni Universali.
Si sta verificando una cosa impensabile fino a 30 anni fa: noi contribuiamo al nostro controlloogni volta che cerchiamo di esercitare le nostre libertà grazie alla Rete e al telefono.
Che fare dunque? Come sottrarci a tutto ciò? La soluzione attualmente appare impossibile. Nessuno può far niente. I parlamenti e le magistrature si dichiarano impotenti. Siamo impotenti. Basta leggere attentamente i «termini e le condizioni» imposti dai social network ai propri utenti per capire che siamo nelle mani delle grandi mega-imprese digitali, che a loro volta lavorano per altri poteri occulti.
In un recente Forum sulla Governance Globale di Internet, alcune rappresentanze più consapevoli della società civile, associazioni volontarie di cittadini e consumatori, chiesero ufficialmente ai governi statunitense e britannico di interrompere la “sorveglianza di massa” e attesero una risposta ufficiale.
«Definite il concetto di “sorveglianza di massa”», risposero un paio di Ministri presenti al Forum «perché non si rinviene in alcun Trattato Internazionale e quindi non siamo in grado di valutare» … «Se poi – aggiunsero i Ministri – con queste parole si intende quanto narrato da George Orwell nel suo libro 1984 … ebbene quella era solo fantascienza».
Per certi versi è vero … gli abitanti del Pianeta Terra si sono addentrati, ignari e felici, in una nuova dimensione, una cibervita che comincia ad avere connotazioni fantascientifiche e non possono più sottrarsi a tale percorso perché l’accesso alla Rete è diventato come aprire il rubinetto dell’acqua, accendere i fornelli o la luce elettrica. Se non altro, prendiamone coscienza e insegniamolo alle nuove generazioni.
Altrimenti dovremo abituarci anche ad ascoltare storie come quella recentissima della ragazza che si è suicidata perché qualcuno – ancora ignoto – ha fatto circolare i suoi video hard e la parte più giurassica del web – perché purtroppo c’è anche quella – ha fatto scempio del suo Corpo Digitale.